giovedì 24 aprile 2014

Il ruolo è meglio di niente

Edo è bravo in matematica ma non ha tempo da perdere: va direttamente alla soluzione senza leggere il problema. Così moltiplica anziché dividere, sottrae anziché sommare… e sbaglia tutto svolgendo operazioni perfette. Il quaderno ne risente. Le poche scritte chiare fanno capolino tra una fitta contraerea di cancellature, i fogli strappati sono più di quelli graffettati e le lacrime asciugate scavano profonde trincee sulla carta. L'altro giorno ero lì che lo rimproveravo ed ecco che mi sfodera l'atomica:
Non è colpa mia se il quaderno fa schifo...

È Enrico che mi distrae...


Ci siamo. Ora devo essere lucido come un generale. Sono davanti a un bivio educativo. Sono davanti a un momento topico in cui mio figlio mi chiede inconsciamente, disperatamente di fare il padre. È in gioco tutto il mio ruolo. E così prendo un bel respiro e tiro fuori il cannone della paternale:
Tu a me le balle non le racconti...
Guai a te se dai la colpa agli altri…
Impara ad abbassare la testa e fare il tuo dovere…
Non fare il mocciosetto e assumiti le tue responsabilità...

In questo paese va tutto a rotoli perché nessuno si assume responsabilità…

Risento l'ultima stronzata che ho detto e capisco che la paternale è scivolata nel patetico. Gli occhi di Edo bombardano di lacrimoni il quaderno. Può bastare. Il padre ha dato. Il figlio è un coacervo di conflitti da gestire. Freud e gli psicanalisti fanno la ola. La mia acidità di stomaco pure.

Qualche giorno fa sono stato a un colloquio scolastico. Entro in classe e le maestre mi accolgono come Obama in visita a Valona. E scopro due cose: 1. che le maestre di Edo, grazie a Dio, non leggono questo blog. 2. che i colloqui scolastici sono una figata: i padri non dovrebbero perdersene uno! Ad ogni bordata delle maestre le reazioni dei genitori erano opposte: la madre tirava fuori un istinto protettivo da leonessa, giustificando e difendendo il suo cucciolo con le unghie e con i denti. Il padre - ministro senza portafoglio dell'educazione familiare -  sfoggiava un piglio più laico, più sereno, più distaccato. Quello che a casa la madre chiamava menefreghismo, assenza, distrazione, impazienza lì era diventato obiettività.
Avete ragione, Edo è un presuntuoso
Eggià... si distrae e dà la colpa agli altri
Sì, mio figlio dice palle e accampa scuse...


Spiazzante e figo. Sento che le maestre mi amano. E anche la madre, superato il primo odio, a casa mi riconoscerà l'onore delle armi. Insomma, durante un colloquio con le maestre, mi sono trovato a rivalutare le urla scomposte, i rimproveri fuori tono, le reazioni a pancia di casa... E penso che le mie entrate a gambatesa abbiano svolto il prezioso compito di chiarire i ruoli, di mettere la parola fine alle infinite discussioni tra genitori e figli che abbassano il ruolo dei genitori e innalzano alle stelle quello dei mocciosi. Discussioni che montano teatrini familiari pericolosi dietro le cui quinte i figli - furbi come volpi e micidiali come caimani - entrano ed escono con la disinvoltura di attori consumati. Ma se la madre sopporta i teatrini come Mitridate il veleno, il padre non ce la fa. Lui a teatro russa e segue la trama a singhiozzo. Con lui il numero dell'ipnosi non attacca perchè - per distrazione o noia - il pendolo non lo vede proprio. Resta inafferrabile come un'anguilla e continua a sguazzare, con scarsi sensi di colpa, tra il torto e l'ingiustizia che lui stesso genera. E così ho pensato che in casa, per un padre conta di più il ruolo della ragione. E il ruolo del padre è quello di imporsi ai figli o - se vogliamo essere più politicamente corretti - di segnare la strada. Se è la strada giusta, bene. Ma se non sai che pesci pigliare va bene anche la strada sbagliata. Anzi, esagero. Il popolo sente e riconosce il ruolo del re sopratutto quando emana decreti di merda.

Quindi, cari padri, rincuoriamoci coi colloqui scolastici e viviamo sereni il ruolo del cavolo che la natura ci ha assegnato. Il padre presente, amorevole, difensore dei torti, che fa e dice sempre solo cose giuste in casa non serve. C'è già: si chiama madre.

venerdì 11 aprile 2014

Farfalline di aprile

La voglia scema, il tempo è tiranno e la primavera appende i suoi profumi ai rami. Il risultato di questa ovulazione globale è che "un post al fulmicotone", "io m'indigno", "inglisc", "lista nera" e tutti i post che ho iniziato a scrivere, rimangono inesorabilmente impigliati nella cartella "bozze". E più pesanti sono, più si accumulano. Le perle dei 3 figli, invece, no. Son farfalline leggere che svolazzano senza sforzo. È il momento di aprire la gabbia.

Edo il grande
- Cosa vuoi per il tuo compleanno?
- Un conto in banca

- Ma come vi veste il prete per la comunione?
- Da idioti.

Sorseggiamo tristi una minestra orribilmente sciapa. La madre tenta la carta del marketing televisivo.
- Dai ragazzi, facciamo come a Masterchef! Cosa possiamo aggiungerci per farla più buona?
- Il cestino.

Mimmo il medio
Papà, quando muori mi dai le chiavi della tua macchina?

- Vi è piaciuta questa giornata?
- Non so... è il massimo che potevate fare?

Ale il piccolo
Sulla bilancia:
Hei, venite a vedere come sono alto!

Nel sacco a pelo:
Non riesco a entrare nel peluche...

Prendendo la pipa del papà
La piffera del papà!

Alla madre, prima di dormire:
Stanotte vorrei sognarti