martedì 7 ottobre 2014

Retorica

Sono nella sala d'aspetto della stazione. Correggo testi sul mio portatile. Alzo un attimo gli occhi nella zona dove di solito trovo le mie soluzioni. Poi li abbasso. Un secondo e tutti i miei pensieri vengono inghiottiti dallo squarcio sul muro. Il monumento di pietra e cristallo è sempre lì a ricordarmi la strage di Bologna.

Quello squarcio ogni volta mi attrae come un bambino. Ancora oggi lo trovo bello. Una curva verso il cielo di un'eleganza disperata. Chissà perchè la progettazione dei monumenti commemorativi non è corso di laurea delle facoltà universitarie di architettura. Sarebbe una perfetta palestra per misurare la sensibilità dei futuri architetti. Professore di Composizione Monumentaria. In un paese come il mio, così maldestro a maneggiare la retorica e la memoria, voglio che sia un corso obbligatorio.

Scorro lo sguardo sullo squarcio. Forse anche oggi, ricordo. È il 1 agosto 1980. Io e la mia famiglia aspettiamo proprio sul binario 1 della stazione di Bologna il treno per Catania, il treno per l'agrumeto dei nonni. Il treno è in ritardo. Mentre aspettiamo, mia mamma vede un signore con uno strano pacchetto. Lo appoggia su un ripiano. Se ne va.

"Bimbi, allontaniamoci un po'… mi sembra una bomba".

Io e mio fratello, obbediamo. Abbiamo fretta di tornare a rincorrerci tra le valigie e mio padre.
Aspettiamo ancora.
Niente treno.

"Scusi, il treno per Catania?"
"Ma non ha sentito l'annuncio del cambio binario? Corra, sta per partire!!!"


Nel sottopasso rimbomba il siciliano di mio padre che insulta le FS. Sono anni di vagoni brutti ma umani con porte che decidi tu quando aprire e quando chiudere. Quella porta mio padre la apre che il treno è già partito. Ci saltiamo dentro, evitando così di tornare allo stesso binario 24 ore dopo. Il 2 agosto 1980, il giorno della bomba. Quella vera.

Per la prima volta, oggi contemplo quello squarcio da padre di tre figli. E decido di farmi male. Cerco sulla lapide i bambini. Pochi. I giovani. Tantissimi. I vecchi. Pochissimi. Una lista di nomi che è lo spaccato di un popolo molto diverso. Anche gli stranieri spiccano. Mi impiglio su Margherete Rohrs Mader 39 anni, forse la madre di Eckeardt Mader (14) e Kai Mader (8).

Una famiglia come la mia. Vediamo se ci sono altre fam...

Angelina Marino, 23 anni
Leo Luca Marino, 24 anni
Domenica Marino, 26 anni


Tre vittime hanno il mio nome. Anche loro prendevano il treno per tornare nell'isola da cui tutti i Marino vengono. Tre Marino che, per una maniglia aperta in corsa, non sono io.

Tre Marino che siamo tutti noi.



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